Era un po’ di tempo che mancavo da Torino. Ci andavo negli anni ’70 quando, giovane ferroviere, sfruttavo la mia Serie F (spiegazione per i non addetti: era il nome di allora della tessera per viaggiare sui treni) per andare a trovare gli amici che si erano trasferiti là.
Ci ero tornato in trasferta nei primi anni 2000 quando fervevano le attività per l’attivazione dell’Alta Velocità e le linee sinuose della stazione Porta Susa cominciavano a prendere forma. Ci sono ritornato adesso, ormai in pensione, e mentre aspettavo che il Frecciarossa 9615 partisse per riportarmi a Roma mi sono ricordato che più o meno alla stessa ora, negli anni ’70, partiva da Torino il rapido 903 (ho controllato online sull’archivio di Fondazione FS, mi ricordavo bene). A preparare il treno c’erano il lampista per i fanali di coda, il manovratore per l’aggancio della locomotiva, il verificatore per la prova freno, il veicolista per la consegna moduli, il dirigente esterno per mostrare la paletta verde al treno dopo che l’ala semaforica del segnale di partenza si fosse abbassata. Il velluto celeste della prima classe e i doppi vetri delle carrozze Gran Comfort avrebbero reso meno lunghe le 7 ore che ci separavano da Roma. A Genova Principe veniva aggiunta la vettura ristorante e la manovra avveniva alla solenne presenza del Capo Piazzale.
Intanto il mio 9615 di oggi, lasciata Porta Nuova, a Porta Susa si è riempito di pendolari su Milano ed è partito in fretta perché aveva già alle calcagna il 9515 e, subito dopo, il 9567. Tra 4 ore, prima di pranzo, sarò a Roma: tutto cambiato, ho pensato. È passata la giovane collega per il controllo biglietti e le ho mostrato l’SMS con la prenotazione; mentre lei confermava sul suo tablet e io armeggiavo per estrarre dal portafogli la tessera da ferroviere pensionato, la collega mi ha fatto un sorriso d’intesa e un cenno con la mano come a dire va bene così: lo stesso sorriso e lo stesso cenno che mi facevano i controllori alla vista della mia Serie F.
Antonio